Il geologo aretino, Giuseppe Tanelli, già docente all'Università di Firenze nel corso di Scienze della Terra, autore di innumerevoli pubblicazioni scientifiche, nonché primo presidente del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, regala a Elbareport un approfondimento sul paese di Pomonte, dove risiede di tanto in tanto abbandonando la sua Fiesole. Tra le pubblicazioni del Prof. citiamo solamente l'ultima, legata alla sua esperienza di Presidente del Parco che ha per titolo proprio "Il Parco del Grande Mare", con prefazione di Fulco Patresi. Un testo che approfondisce tutti gli impegni affrontati nell'aprire il percorso di questa importante istituzione di tutela dei vari territori insulari, per 18.000 ettari, e dell'area Marina protetta più grande d'Europa, con i suoi circa 60.000 ettari.
POMONTE: UN BORGO ANTICO CHE GUARDA AL FUTURO
Correva l’anno 1959 quando gli uomini e le donne di Pomonte “si costruirono l’Interpoderale”, la carrareccia che finalmente collegava il paese a Fetovaia e da lì a Campo. Un paio di anni dopo arrivò da Punta Nera, anche la strada provinciale e la luce elettrica. Si spensero cosi le tenue luci ad olio o carburo che fino allora, all’imbrunire illuminavano il paese. Da Marciana arrivò la corriera e così “l’isolamento” di Pomonte ebbe fine. L’Interpoderale è oggi un bel sentiero che si snoda lungo costa, sale dalla spiaggia dell’Ogliera- la spiaggia del relitto -, giunge alla piana del rosmarino de Le Tombe e scende alle vigne di Fetovaia.
DA POMONTE ALLA LIGURIA, IL VIAGGIO DEL VINO ISOLANO
Negli anni Sessanta, al Calello attraccavano ancora le barche dei mercanti di vino genovesi, i leudi, e una carovana continua di asini con i basti carichi di otri di vino scendevano dai sentieri della Valle, dove i balzi di vigne arrivavano fino a sotto il Capanna. L’uva si spremeva lassù, nei palmenti dei magazzini costruiti nell’Ottocento fino a quote attorno ai 400 metri, dal magazzino di Stefanino, il Bindolo, poco sotto i ruderi dell’antica pieve romanica di San Biagio, ai Caprillacci de La Terra, dove sorgeva l’antica Pedemontem, alla Cerchiaia, Cote Ritonda, La Penta, Porterogna. Erano i magazzini dei Lorenzi, dei Costa, Peria, Sardi, Berti, Paolini, Vai, Galeazzi, Bonti, Maniero, Piacentini, Testa. Le antiche famiglie Pomontinche, che nell’Ottocento da Marciana erano tornate a ripopolare la Valle di Pomonte e la sua costa.
L'AVVIO DELLA SVOLTA ELBANA VERSO IL TURISMO
Con la strada sono arrivati i primi "villeggianti". Sono state affittate camere e aperti piccoli ristoranti ed alberghi a conduzione familiare. "I vigneti opulenti che ricoprivano di verde tutta l'estesa vallata", sono gradualmente scesi al piano. Le cave di granito sono state chiuse, e una comunità di agricoltori e cavatori si è trasformata in una comunità di imprenditori di un familiare "ostello diffuso", aperto al turismo sostenibile.
Nei primi anni Settanta il Maestro Silvano (Nano) Campeggi ed Elena, la sua sposa e musa, giunsero a Pomonte e trovarono nel piccolo paese il loro buen retiro. Il Comune di Marciana ha intitolato al pittore delle dive un giardino, progettato da Paolo Ferruzzi ed arricchito dai ritratti che Nano ha dedicato alle donne amate da Napoleone.

POMONTE ANCORA PARADISO. MA CON UNA MINACCIA
Tante cose sono cambiate, il turismo ha portato benessere e riscatto sociale. Pomonte è diventato meta di un accogliente soggiorno di qualità, sereno e rilassante. Con le meravigliose trasparenze del suo mar; le passeggiate percorrendo le antiche vie, attraverso i balzi delle vigne e i vecchi magazzini, fino in cima al Capanne, sulle tracce della antica Pedemontem, delle chiesette romaniche, e dei mitici Ilvates. Camminate immerse nei colori e nei profumi del rosmarino, dell'elicriso, della lavanda, delle ginestre e del cisto; mentre nel cielo volano le rondini e i gabbiani, e dietro un lentisco sbuca un cinghiale, e in alto, nella liscia, segnata da un ciuffo di corbezzoli, un austero muflone segue il tuo cammino. Visioni suggestive, ma cinghiali e mufloni ormai scendono in paese e sono diventati una vera emergenza per la sicurezza e l’ambiente.
IL CALELLO CON CENE DAL TRAMONTO D'ORO
Poi alla sera i magici tramonti dal Calello, dove il grande bigo e lo “scivolo” scalpellato sul granito ci ricordano, quando qui attraccavano i leudi genovesi per prendere il vino, e i barconi del granito che caricavano corduli, lastre e paracarri. Qui i Ragazzi del Calello organizzano le “Cene al Tramonto”, che, vuoi la maestria di Antonio e Vinicio, vuoi la magia del luogo, richiamano gente da tutta l’Elba. Qui troviamo il Sedile di Giò Pomodoro una delle cinque opere realizzate dal grande artista nel luglio del 1996 con il granito dell’ Elba. Il Sedile, era destinato al belvedere di Marciana, ma poi vicende varie lo portarono al Calello di Pomonte. Sul Sedile è incisa una grande E, ad indicare l’oriente, ma a Pomonte succede di tutto, succede anche che ad “oriente” tramonti il sole quando nel suo migrare, scompare da dietro i monti della Corsica fino al mare di Capraia; tinge di rosa il Capanne, e i colori del melograno invadono il cielo e giungono fino a noi in una lunga e abbacinante scia marina venata d'oro.
Questa è Pomonte. Un grande dono che la natura ed i "vecchi" ci hanno regalato... e che i "giovani" ci hanno dato in custodia.

PANORAMI INFINITI E PURE I MARANGONI GODONO LE MERAVIGLIE DEL MARE
La Valle di Pomonte è incisa nel granito del Monte Capanne e si apre lungo costa, da Capo Testa a nord, alla Punta dell’Ogliera a meridione. E’ una Terra carica della storia antica di una comunità di vignaioli, cavatori e pescatori, che ha saputo aprirsi al quieto e ospitale turismo, geloso dei preziosi valori delle sue tradizioni e della magica natura in cui vive. Bastia è davanti, e nelle tante giornate limpide il Tirreno si chiude in un grande lago circondato dagli antichi vulcani di Capraia, dai monti della Corsica che si allungano dalla Giraglia ad Aléria, dalla sottile linea di Pianosa e dal fascino misterioso di Montecristo. Si comprende perché alle genti corse ed elbane, bastava una piccola barca per migrare in cerca di lavoro, per raggiungere la libertà o per vivere un amore contrastato. Il “Grande Lago”, nonostante i piccoli e grandi barbari che sversano in mare le loro plastiche ed i loro luridumi oleosi, è ancora un mare di splendide trasparenze e di vaste praterie di ondeggianti posidonia dove vivono castagnole e saraghi, occhiate e dentici… E’ il mare di Pelagos il Santuario internazionale dei cetacei, in cui non è raro assistere ai festosi tuffi di delfini, vedere lo spruzzo dei capodogli, imbattersi in una grande Caretta caretta, fino a rivedere i lunghi baffi di una foca monaca. Un mare volato da gabbiani reali e gabbiani corsi, berte e martin pescatori, e dove è normale vedere un paio di marangoni dal lungo collo, che nuotano e pescano sotto la costa, ornata da scogliere o spiagge di ghiaia e sabbia, dove crescono i tamerici rosa.
VINO ROSSO DI POMONTE, PROFUMI E COLORI DELLA NATURA
I Ragazzi de Il Calello: figli, nipoti e pronipoti di quei vecchi Pomontinchi che portavano il vino dai magazzini della Valle fino al mare, hanno riaperto le vie dei loro avi: “Il cammino delle cantine”. E così si è ritrovato un sentiero magico di natura e storia, immersa nei colori e nei profumi della macchia che porta ai magazzini del Piano, agli antichi “steccati” di Cote Ritonda. Davanti ai magazzini, il sasso di leva, dentro, il palmento, il palo di leva, i troppoli, la premitoia e gli altri strumenti con i quali dagli acini di Sangiovese e Procanico “nasceva” il rosso ed il bianco di Pomonte. Poi c’era l’Ansonica, il Moscato e l’Aleatico, per le grandi ricorrenze e per accogliere il visitatore. Ma erano tanti i sentieri che risalivano la Valle ed i suoi crinali, collegando Pomonte lungo antiche mulattiere con il resto dell’Isola, e che ancora oggi sono ricalcati dalla Grande Traversata Elbana, il percorso trekking di valenza internazionale che collega Pomonte alla Terra di Rio. Sono sentieri pieni di paesaggi, di profumi, colori, storia e tradizioni, che si snodano in mezzo ai “balzi” dei vigneti che un tempo arrivavano fin sotto il Capanne; lungo i fossi contornati di canne e felci; nelle foreste di lecci e nei castagneti; risalgono le pendici in mezzo a corbezzoli, lentischi, olivastri, mortelle, ginepri, cisti, ginestre, scope; dove fioriscono gigli, violacciocche e orchidee, e lungo i quali sono tante le “arature” dei cinghiali, gli sguardi attenti di maestosi mufloni, e non mancano gli attraversamenti di famigliole di ricci ed il volo del falco. I sentieri giungono ai crinali che hanno visto, scorrere la preistoria e la storie della Valle e del suo mare. Dai tempi dei cacciatori e raccoglitori del Paleolitico , che scheggiarono gli strumenti litici musteriani ritrovati nella piana di Pomonte e conservati nel Museo Archeologico di Marciana; ai mitici “Ilvates”, i pastori e agricoltori che dall’Età del Bronzo e fino ai periodi etruschi, popolarono i monti del Marcianese e del Campese, lasciandoci a Le Mure, la Grottaccia, San Bartolomeo significative testimonianze.

FERRUZZI STORIE REMOTE E TESORI LOCALI, CHIESE ROMANICHE COMPRESE
Con gli Etruschi, l’Elba divenne per i Greci: Aethalia, l’isola fumosa. Sono tanti i forni accesi lungo le sue coste per ridurre a spugne di ferro il minerale estratto nella Terra di Rio. Alla foce del Fosso di Pomonte, restano grandi masse di “schiumuli”, le scorie di questa antica siderurgia ed un toponimo: “Porto Vitale”, che ci piace collegare a quei barconi che trasportavano il ferro e, forse, anche qualche otre di vino. Poi arrivarono i Romani e le potenti triremi di Marco Vipsiano Agrippa stabilirono la “Pax romana“ nel mare dei Tirreni. Poi, divenute insicure le coste, in alto, sotto il Capanne, a La Terra, si forma la comunità di Pedemontem, attorno ad una piccola chiesa dedicata a San Benedetto, i cui resti sono stati scoperti pochi anni fa da Silvestre Ferruzzi, puginco, alla guida di un gruppo di giovani, e meno giovani, pomontinchi. Altre chiese sono edificate a San Frediano, lungo la via per Marciana; a San Bartolomeo, sotto l’oppidum e a San Biagio, nel Colle di Tutti. I loro resti suggestivi, in belle bozze di granito, emergono dalla fitta macchia avvolti nei profumi e nei colori delle ginestre, del rosmarino, della lavanda, dell’elicriso, in quel circuito di Chiese romaniche rurali che a San Lorenzo nel Marcianese e a San Giovanni nel Campese trovano le loro più integre manifestazioni.
ALLA FACCIA DEL DRAGUT, UNA NUOVA POMONTE
Pedemontem viene attaccata, si dice nel 1553, dalle bande ottomane di Dragut. Il territorio si spopola per secoli, finché tornati tempi migliori, i discendenti degli antichi incolae Pedemontis, arricchiti di donne e uomini migrati negli anni dalla Corsica, dalla Sardegna e dal continente, impiantano nelle piane e nelle “balze”, nuovi vitigni. Nei crinali edificano, caprili in lastre di granito, seguendo antiche regole costruttive a secco e a falsa volta. Nelle valli e lungo costa si costruiscono magazzini, che poi saranno case. Nasce il nuovo paese di Pomonte.
NANO, MUSICA E CENE DAI TANTI ACCENTI
Si giunge così a quelle “piazze” odierne dove, dopo il tramonto, nelle fresche serate estive, seduti nelle “murelle”, si ritrovano i pomontinchi con i “viaggiatori leggeri” loro ospiti. Si ascolta, la storia di come gli abitanti di Pedemontem, aiutati dalle genti di Marciana, Poggio, S. Piero e S. Ilario, riuscirono a gettare a mare i saraceni, sfuggendo alla morte e alla schiavitù. In Piazza della Chiesa attorno alla scultura di Nello Bini; nei giardinetti dedicati al Maestro Silvano (Nano) Campeggi, si rincorrono frotte di bambini, invano trattenuti da ansiosi genitori, ma sempre sotto l’occhio vigile dei nonni. Si mescolano accenti: elbani, americani, bolognesi, tedeschi, milanesi, fiorentini, francesi, aretini, spagnoli, romani... E giù al Calello dove si erge il bigo e la “seduta” di Giò Pomodoro, i tavoli delle “Cene del Calello”, che richiamano, vuoi per i piatti, vuoi per la musica, vuoi per la magia del luogo, gente da tutta l’Elba.
Un pezzo di Mondo, dove ancora riesci a vedere la Terra con un sorriso.
Beppe Tanelli







